Lorenzo Capolupi, nato nel 1969, è un fotografo italiano noto per la sua straordinaria abilità nel catturare l’anima dei luoghi abbandonati attraverso il suo obiettivo. Cresciuto con una passione precoce per l’arte della fotografia, Lorenzo ha iniziato a esplorare il mondo visivo dell’immagine sin dalla sua adolescenza. La sua carriera fotografica si è evoluta attraverso le epoche, da quando la fotografia era prevalentemente analogica fino all’era digitale contemporanea. Questa transizione non solo evidenzia la sua flessibilità tecnologica, ma anche la sua capacità di adattarsi e innovare nel corso degli anni senza perdere la sua originaria passione e sensibilità artistica.
Il suo lavoro va oltre la semplice documentazione di luoghi abbandonati; attraverso la sua lente, trasforma dettagli apparentemente insignificanti in opere d’arte intrise di atmosfera e storia.  Ogni fotografia diventa così una testimonianza silente del passato, un viaggio emotivo attraverso il tempo e lo spazio, dimostrando che dietro ogni luogo dimenticato c’è una storia da raccontare e una bellezza intrinseca da rivelare.

“E’ come estraniarsi dal mondo esterno e racchiudere in un fotogramma emozioni luci e colori.”
(Lorenzo Capolupi)


Dicono di me

Torna a stupirci con una mostra intitolata “Lentamente muore”, il fotografo maremmano Lorenzo Capolupi. In occasione della biennale di fotografia “Fotonica”, che aprirà i battenti dal 19 maggio fino al 18 giugno presso la prestigiosa sede “Fonderia 1 – Via Roma, 137 – Follonica , Lorenzo Capolupi presenterà il suo nuovo progetto, esponendo le nuove opere, frutto di lavoro, viaggi e ricerca. Lorenzo, infatti, si contraddistingue per la particolarità dei luoghi che fotografa e per le emozioni che riesce a suscitare con i suoi scatti, quasi in bilico tra sogno e realtà. Una realtà, a volte, talmente vissuta e consumata dal tempo, che sembra essere un sogno. Lorenzo è un giovane imprenditore che ha scelto, comunque, di continuare a viaggiare sulla strada della passione per la fotografia, offrendoci la possibilità di entrare in un universo dai toni fortemente coinvolgenti.

Lorenzo Capolupi: Relicta (intervista)


Il 2 febbraio 2024 si è aperta “Relicta” la mostra di Lorenzo Capolupi alla “Galleria del Sole” di Roma. Una raccolta di fotografie di luoghi abbandonati, che l’autore ha realizzato in anni e anni di ricerca e viaggi alla scoperta di case, palazzi e giardini lasciati in stato di incuria dei legittimi proprietari. Alcuni di questi posti non sono nemmeno più visitabili, poiché l’incalzare del tempo ha fatto crollare soffitti e pareti lasciando dietro di sé cumuli di macerie, se possiamo ancora goderne è solo grazie a Lorenzo che con sensibilità e grazia ha impresso su pellicola l’indimenticabile bellezza di questi luoghi. Abbiamo posto all’autore qualche domanda sul suo lavoro.

Vorremmo sapere, se ti va di condividerlo, quando e come hai iniziato a fotografare luoghi abbandonati. Ricordi il primo posto che hai fotografato?

Forse era destino che iniziassi a fotografare luoghi abbandonati, il mio è stato un incontro casuale con questo genere, non sapevo neanche come potesse un vecchio rudere poter esprimere così tante emozioni. Il motore è stata la mia passione per la fotografia. Fin da piccolo sono stato affascinato dalle macchine fotografiche, ho iniziato a fotografare in bianco e nero e mi divertivo a sviluppare i rullini da solo, mi ero comprato dei libri che spiegavano il processo, estrarre il rullino al buio poi con gli acidi rivelare la pellicola ed infine stamparla in una camera oscura allestita nel garage dei miei. Avevo 14 anni e da lì non ho più smesso.

Ho sempre cercato qualcosa che mi ispirasse, un soggetto che potesse stimolare le mi fantasie e le mie emozioni per poi riportarle in un’immagine. In questa ricerca ho sperimentato vari generi, ho fotografato paesaggi, persone, ho fatto fotografie in notturna, ho fatto anche fotografia naturalistica e infatti un giorno , proprio mentre fotografavo dei fenicotteri sulla laguna di Orbetello, ho visto un’enorme fabbrica abbandonata e, curioso di capire cosa fosse, mi sono addentrato al suo interno. Mi sono domandato “Cosa è questo posto? Cosa facevano qua dentro?” il silenzio mi avvolse e cominciai a fantasticare sui rumori che dovevano pervadere quel luogo, alla miriade di persone che ogni giorno si davano da fare lì dentro, alle storie di ognuno di loro al tempo che passa e che ora ha cancellato tutto lasciando soltanto un’enorme struttura invasa dal verde e popolata di piccioni che svolazzano, di finestre che sbattono di cigoli di lamiere mosse dal vento.

Poi i colori della ruggine sui macchinari , le crepe, il verde della la natura che prepotentemente entra e si riprende il suo spazio. Ecco qui posso esprimermi, qui le emozioni possono essere impresse sulla pellicola. Non mi sono più fermato, ho iniziato a cercare nuovi posti dove poter rivivere quelle emozioni e dove poter scattare e scattare. Inizialmente ho girato tutta la Toscana poi ho percorso in lungo ed in largo tutta l’Italia ed in seguito Francia, Germania Olanda, Belgio Romania Bulgaria, Portogallo, ho trovato ville meravigliose, chiese, teatri e altre industrie, avevo trovato la mia strada.

Da un punto di vista tecnico, come vengono realizzate le stampe che è possibile visionare alla mostra?

Quello a cui tengo in modo particolare è la qualità, scatto con una macchina digitale medio formato, un grande sensore che possa restituire il massimo del dettaglio e che possa gestire al meglio le ombre e le luci . Mi trovo quasi sempre a fotografare in ambienti scuri con forti luci provenienti da finestre e tetti sfondati e per rendere al massimo quello che vedo ho bisogno di gestire al meglio i chiaroscuri. La luce è fondamentale, la profondità i colori le atmosfere ,sono quelle che mi emozionano e che cerco di rendere al massimo negli scatti. Uso prevalentemente una lente da architettura “tilt-shift” che mi permette di mantenere inalterate le linee cadenti.

Per finire c’è la stampa, fondamentale è mantenere quello che si vede sullo schermo del computer sulla carta fotografica. Anche qui il processo è lungo e meticoloso, ho provato a farmi stampare da laboratori specializzati i miei scatti, ma sono sempre rimasto deluso dai risultati. Spesso i colori non erano quelli che avevo immaginato visto sul mio monitor. Da li la scelta di stamparmi da solo.

Ci ho messo un anno a raggiungere il livello desiderato, ho optato per un plotter Epson che stampa a getto di inchiostro con 11 colori. Uso una carta fotografica su base 100% cotone baritata, vale a dire spalmata sul lato stampabile con il solfato di bario che la rende perfetta per esaltare le luci ed i colori. Uso colori originali Epson garantiti 100 anni. Non è stato facile tarare il tutto al meglio, ma ostinatamente, ci sono riuscito, adesso ho un piccolo studio dove posso stampare le mie opere nel formato massimo di 170x110cm.

Dopo “Relicta” hai qualche nuovo progetto in mente?

Intanto ho in mente altri viaggi, forse tornerò in Francia ma ho in mente anche la Georgia e il Giappone. Sto già preparando un libro “itinerante” Ho varie idee in testa per realizzarlo, forse sarà solo sull’Italia e percorrerà le varie regioni dal Piemonte alla Sicilia, ci sarà anche un pò di backstage e un pò di esperienza di viaggio.

Nel ringraziare Lorenzo Capolupi per il tempo che ci ha dedicato, invitiamo i lettori a visitare la collezione completa dei suoi scatti sul sito lorenzocapolupi.it.

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